Alberto Stenico

Agli stranieri piace l’Alto Adige. Non solo ai milioni di turisti che lo frequentano ogni anno, ma anche ai tanti immigrati che qui vengono a cercare fortuna. Il dossier presentato in questi giorni a Bolzano con i dati sull’immigrazione a livello provinciale in un anno così difficile come il 2021, sono infatti sorprendenti. Dall’inizio dell’anno e fino ad oggi, gli abitanti stranieri in provincia sono aumentati di 663 unità con un + 1,3% (contro un calo a livello nazionale dello 0,5%), andando ad aggiungersi ai 50.792 stranieri già residenti. La variegata comunità dei nuovi altoatesini, mostra segni di grande vitalità in quanto essa cresce sia per saldo naturale proprio (710 nati a fronte di 133 deceduti), sia per proprio saldo “migratorio” con l’estero: i nuovi iscritti in anagrafe dall’estero sono 2.235 contro gli 802 cancellati. Read More

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A Bolzano, il nuovo ed il bello avanzano. Molti tra noi sono di un’opinione diversa o forse non se ne accorgono, ma comunque la città sta cambiando in meglio. Peraltro, Bolzano ha sempre avuto un grande problema con le sue trasformazioni: esse non sono mai state accolte volentieri dalla generalità (o dalla maggioranza) dei suoi cittadini. Ha fatto i conti con questo sentimento diffuso già il Sindaco Julius Perathoner ad inizio ‘900 quando ha autorizzato la costruzione di via Cassa di Risparmio in uno stile estraneo come quello Bavarese, tanto più (e tanto peggio) è andata con le architetture dell’epoca fascista ancorché ricche di pregevoli edifici di stile razionalista, vissute al loro apparire con profonda dissociazione da parte dei concittadini di lingua tedesca. Gli esempi potrebbero continuare con il grande conflitto per la ristrutturazione del quartiere delle Semirurali, con la trasformazione della zona da industriale a mista/servizi, con la perenne contesa tra la Bolzano agricola e quella urbana. Le novità vengono viste con sospetto e raramente si percepisce un comune apprezzamento e godimento del “nuovo che avanza”.
Tutto ciò a che fare con percezioni diverse e non condivise in modo omogeneo del senso della propria città. A Bolzano siamo un po’ un melting pot. Read More

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Il Governo italiano ha approvato in questi giorni le norme speciali sul censimento della popolazione in provincia di Bolzano ed ha confermato anche la rilevazione dei dati sulla scelta dell’appartenenza al gruppo linguistico da parte dei cittadini altoatesini. E’ la conferma di un metodo introdotto per la prima volta nel censimento del 1981 e che allora sollevò parecchie reazioni compresa quella più radicalmente contraria e sostenitrice del rifiuto della dichiarazione stessa. Il censimento, si sosteneva, avrebbe creato per sempre le cosiddette “gabbie etniche”. Read More

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A Cavalese hanno buon motivo di festeggiare in questi giorni con un “Pranzo da Principi”. Sono infatti 910 anni che esiste la Magnifica Comunità di Fiemme, costituita nell’anno 1111 con l’atto di transazione tra il Vescovo Gebardo e i rappresentanti della popolazione della valle (“patti Gebardini”) La popolazione aveva rivendicato più autonomia ed autogestione del territorio, oltre a una riduzione della pressione fiscale. Una volta concessone il diritto, era nata così una immensa proprietà comune, composta da boschi, pascoli, sorgenti, strade, proprietà facente capo agli abitanti dei paesi della valle (i “vicini”) ed amministrata su basi democratiche con l’elezione periodica di un rappresentante unico (lo “Scario”). La Magnifica è stata la prima, ma non l’unica forma di assetto fondiario collettivo presente nel territorio alpino. Read More

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Il patrimonio ereditario è stato accumulato e con fatica nel corso del tempo: si è cominciato quel 5 settembre del 1946 con la stretta di mano tra Degasperi e Gruber, che suggellava una intesa tra Italia ed Austria sul futuro della provincia di Bolzano. Sulle macerie della seconda guerra mondiale, nasceva un nuovo modo di affrontare una controversia tra due Stati, quello della mediazione. Tra un’Austria che aspirava alla riunificazione del Tirolo storico e un’Italia che difendeva il confine del Brennero, si concordò sulla prospettiva di una forte autonomia della provincia di Bolzano, all’interno dei confini nazionali italiani. Quanto la bilancia del compromesso pendesse più da una parte rispetto all’altra, è valutazione tutt’ora opinabile, ma una cosa è certa: il risultato di quella stretta di mano del 5 settembre 1946 è un’Autonomia altoatesina che garantisce sul suo territorio pacifica convivenza. Essa ha raggiunto nei decenni una sua “faticosa esemplarietà”. Read More

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