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“La Convivenza, la Convivenza!”. Con questa parola si richiama nel nostro territorio un sentimento diffuso, un auspicio sincero di gran parte della popolazione. Quello della pacifica convivenza tra i diversi gruppi è il sentimento nobile, sul quale si ritiene si dovrebbe basare la vita sociale del nostro territorio. E’ questo peraltro il richiamo più frequente e più diffuso nella comunicazione pubblica. Viva la Convivenza si ripete a gran voce e chi non lo condivide? E chi dovrebbe esserne esplicitamente contrario? E’ pur vero che il termine si presta a diverse interpretazioni, ma nessuno ne nega esplicitamente il valore generale, ancorché in astratto. Il fatto è che la parola è talmente diffusa e frequente da apparire ormai alquanto usurata. A mezzo secolo dallo scoppio dell’ultima bomba e dall’ultimo attentato dinamitardo, pochi ricordano e nessuno evoca il ritorno a quei metodi che appaiono ormai fuori della storia, sepolti sotto una spessa coltre di nuove condizioni sociali ed economiche. Siamo entrati in un’epoca nella quale la Convivenza pacifica è data per scontata. Con una percezione diffusa, ma nello stesso tempo superficiale, raramente frutto di analisi critiche approfondite e di azioni e comportamenti conseguenti e coerenti con i contenuti che la parola stessa evoca.
Di fatto, la tematica della Convivenza è diventata via, via, terreno fertile per la demagogia. Quella politica, quella culturale, quella dei mezzi di comunicazione. Alla analisi della realtà con tutte le sue contraddizioni, si sostituisce un credo astratto che lusinga l’opinione pubblica offrendo ad essa una prospettiva comoda, facile ed ineluttabile. Convivenza, basta volerla, basta la parola e si è dalla parte del giusto. I desideri si trasformano in realtà.
La demagogia, che si sostituisce alla fatica della democrazia, non prospetta i pericoli, i doveri, l’impegno per alimentare la Convivenza. Tantomeno sottolinea la responsabilità dei singoli, ma semmai quella impersonale del Sistema, della Politica, comunque sempre degli Altri. Mentre la democrazia è l’espressione di spinte anche molto diverse tra loro, la Demagogia semplicemente oscura fatti ed opinioni che disturbano il consenso con i propri gruppi sociali di riferimento. La demagogia alimenta l’illusione della palingenesi da una realtà piena di contraddizioni ad uno stato di cose ideale, come per incanto e come ciascuno se lo immagina. Con la Demagogia non esistono le complessità, ci sono solo soluzioni semplici e risolutive. Semmai si possono indicare al popolo i nemici che tali soluzioni impediscono.
Il futuro che desideriamo non si costruisce per inerzia.
Salviamo la Convivenza pacifica dalla Demagogia e riconsegniamola alla Democrazia. Altrimenti rischiamo di scoprire d’improvviso che la storia che avevamo ascoltato volentieri non era vera, che abbiamo perso molto tempo e che ci sono molti compiti arretrati e difficili ancora da fare. Ritardi e vuoti da colmare con l’impegno di tutti.
Qualcosa non funziona nel rapporto tra Pubblico e Privato nella nostra città. L’ultimo caso è quello del nuovo albergo per studenti e lavoratori, realizzato in breve tempo da privati a Bolzano. Nel frattempo prosegue il lungo iter per l’avvio di progetti di analoghe strutture, sotto l’egida di Comune e Provincia. Anche nel passato si sono verificate diverse situazioni dove il “Privato” – for profit o non profit – ha reagito per tempo alle domande espresse dalla società ed ha realizzato opere importanti. Gli esempi non mancano né nel settore assistenziale e sanitario, né in quello urbanistico/abitativo, né in quello produttivo. Una volta autorizzati, i progetti dei Privati – Imprese, Cooperative, Associazioni, Fondazioni – procedono concretamente e raggiungono quasi sempre rapidamente l’obiettivo posto. Read More
L’esplosione nella fabbrica dell’alluminio di Bolzano mi ha colpito fortemente: sei operai con ustioni gravi. Non è il primo infortunio di questo tipo nella zona industriale di Bolzano e ricordo in particolare quello della fabbrica di pannelli truciolari che provocò addirittura tre morti. Ma la novità rispetto al passato è un’altra: tutti e sei gli operai ustionati sono stranieri originari del Senegal, Tunisia, Albania. Quella fabbrica, quella zona industriale, quelle industrie pesanti sono state da sempre l’insediamento storico dei lavoratori italiani di Bolzano. Read More
In questi giorni si festeggiano a Bolzano i 50 anni dalla RAS. Cos’è la Ras? La società creata dalla Provincia per permettere la ricezione a livello locale dei canali TV e Radio dai Paesi di lingua tedesca – Austria, Germania, Svizzera – in forma gratuita e per tutta la popolazione fino alle case più isolate sulle nostre montagne. Un servizio di immensa portata, che ci connette coi principali canali pubblici di una parte così importante d’Europa. Se la Ras ha incrementato in modo esponenziale le possibilità di informazioni, svago, sport e approfondimenti culturali in lingua tedesca e ladina, altro grande contributo lo ha data la Rai, sede di Bolzano, con le sue trasmissioni in lingua tedesca a partire dal 1946 (poi anche in lingua ladina) e con un continuo crescendo di programmi per gli utenti TV e Radio. In lingua tedesca e ladina, i nostri servizi pubblici (RAI e RAS), garantiscono un alto livello di offerta sia per quantità, che per qualità. In questo ambito sono molti gli spazi dedicati alle tematiche locali con notiziari, dibattiti, film, politica, approfondimenti. La Ras e la Rai Südtirol hanno in questo senso una storia di successo e la minoranza tedesca e quella ladina hanno a disposizione un mezzo efficace per la cura e lo sviluppo della propria lingua e cultura e per seguire gli sviluppi della nostra Autonomia. Read More
“Complimenti signora per il suo italiano ed il suo tedesco: come ha fatto ad arrivare ad esprimersi così bene?” Dall’accento capisco che la signora è straniera. “Ma sa, io sono già qui da molto tempo, ormai 4 anni!”. I casi come questo sono sempre più diffusi e ci fanno scoprire un punto di vista nuovo sul tema del bilinguismo praticato nella nostra provincia. Molti stranieri immigrati, impegnati nelle attività lavorative ed economiche, capiscono la situazione linguistica locale e ci si adattano rapidamente. Read More