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“A Bolzano non c’è cultura” si sentiva dire spesso in città. Ora sempre meno, vista la straordinaria offerta di eventi culturali per tutto l’anno: musica, mostre, teatro, cinema, ecc., ecc.. Ogni sera si fa fatica a scegliere e la qualità è mediamente buona. E spesso addirittura gratuita. Tutto bene, quindi, però…c’è un però.
Le utenze culturali dei vari eventi sono diverse e piuttosto impermeabili tra loro; non c’è scambio e significativa “contaminazione” tra i gruppi dei fruitori. Fino al punto di non sapere nulla le une delle altre. La prima divisione è quella linguistica e fa sí che nella città capoluogo di una provincia plurietnica, le associazioni culturali siano prevalentemente monolinguistiche e monoetniche. Ognuno fa belle cose, ma solo nella sua lingua e per..i suoi. Non c’è solo la distanza linguistica, ma anche ovviamente quella delle diverse forme culturali e dei relativi ceti sociali di riferimento. Anche l’Ente Pubblico, con i suoi diversi Assessorati alla Cultura è uno specchio di questa realtà: tanta offerta, ma poco dialogo interculturale, sinergie, fertilizzazione reciproca. La nostra storia passata ci spiega il perché di questa situazione e in parte ci giustifica. Il futuro pretende invece da noi una capacità sempre maggiore di contaminazione tra diverse espressioni e luoghi della cultura. Per fortuna, nella società sono sempre di più quelli che ci provano e passano i confini. Nelle Istituzioni meno: lo testimoniano il Museo Civico di Bolzano, memoria comune della città, chiuso da vent’anni e le due biblioteche (italiana e tedesca) separate. La cultura produce, ma solo quando contamina.
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