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La progressiva marginalità del gruppo italiano in Alto Adige, a fronte della preponderanza di quello tedesco, è stato tema, nelle ultime settimane, del dibattito politico a livello locale. Tra le concause del “declino” italiano, si è indicata anche la proporzionale etnica che regola in provincia di Bolzano la ripartizione dei posti di lavoro pubblici e le posizioni apicali negli uffici, negli Enti, nelle società partecipate. 10 posti disponibili: 7 ai tedeschi, 2 agli italiani, 1 ai ladini (o 6,3,1).
Il gruppo italiano si sente “stretto” dalla proporzionale etnica (anche se in verità essa è uno specchio fedele: gli italiani sono il 24% dell’intera popolazione provinciale). Il gruppo italiano si sente sottorappresentato e non riesce ad esprimersi nella gestione dell’Autonomia al livello che potrebbe e dovrebbe, mettendo in campo tutte le potenzialità che pure esso possiede. Si ritiene, infatti, che la proporzionale, considerando in primo luogo il gruppo di appartenenza dei singoli, ne sacrifichi invece la professionalità. Ma forse varrebbe la pena di analizzare un’altra causa di questa situazione: il combinato disposto tra proporzionale etnica e lottizzazione partitica. I cittadini che vanno ad assumere posizioni di rilievo in provincia di Bolzano, non solo devono appartenere al gruppo etnico “giusto”, ma contemporaneamente anche al partito “giusto”. La classe dirigente tedesca fa capo alla SVP, quella italiana al PD. Vale per tutte le posizioni apicali pubbliche, comprese le decine di Enti e società strumentali controllate dalla Provincia Autonoma. Questo succede da decenni, senza significative eccezioni e tantomeno alternanze. È proprio il combinato disposto tra proporzionale etnica e proporzionale partitica che riduce la possibilità di selezione della classe dirigente dell’Autonomia e che aumenta le difficoltà del gruppo italiano. È questa doppia selezione, etnica e di appartenenza partitica, che indebolisce la comunità italiana in Alto Adige.
(www.albertostenico.it)
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