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[:de]Alle Acciaierie di Bolzano è stata una settimana di festeggiamenti: quelli per il compleanno del “padrone”(100 anni!) e quelli dei dipendenti, premiati per l’occasione con 1.000 Euro a testa. La fabbrica altoatesina più contrastata e odiata dalla gran parte della popolazione locale fin dalla sua fondazione dal lontano 1935, vive e vegeta meglio di tante altre del suo settore. “Don” Nicola Amenduni (Bari, 1918) la rilevò nel 1995 dal gruppo Falck, con la mediazione dell’allora Presidente della Provincia, Luis Durnwalder, affiancato da’assessore all’Industria, Romano Viola. Un ruolo di mediazione che il mondo sudtirolese non intendeva affatto sostenere: meglio cogliere l’occasione del ritiro dei Falck per far chiudere la fabbrica “fascista” e riscattarne il terreno per le piccole imprese locali. Ma il presidente Durnwalder impose al suo partito la linea della trattativa per il rilancio dell’azienda, comprendendo bene il carattere simbolico di questa vertenza anche argini dei rapporti etnici in provincia.
Decisivo per un buon esito della trattativa fu poi il carattere e lo stile dei due protagonisti: il pusterese Luis ed il pugliese “don” Nicola. Ambedue con forti radici contadine (don Nicola il mondo delle olive, Luis il maso di montagna), furbizia e pragmatismo da sensali di paese, valore della stretta di mano. E così don Nicola comperò le Acciaierie di Bolzano e si tuffò insieme al figlio nella gestione e nei nuovi investimenti (anche ambientali) a Bolzano. Così noi altoatesini ci siamo risparmiati un esito tragico e costoso della trattativa come quello delle Aciaierie di Taranto (per rimanere alla siderurgia) o come quello di Sinigo, per restare in provincia. Il patto per l’acciaio tra Bolzano e Bari regge bene. Merito anche dei due (già) contadini che lo hanno saputo sottoscrivere.
Auguri don Nicola, auguri alle Acciaierie di Bolzano ed a tutti suoi dipendenti!
(www.albertostenico.it)[:]
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