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“Non si trova personale”, è quanto ci dicono le imprese della provincia di Bolzano, alle quali si sono aggiunti anche gli Enti Pubblici ed il settore sociale. La collettività intera fa i conti con l’insufficienza dei flussi di nuovi collaboratori in entrata nel mondo del lavoro locale. Il problema si è fatto così acuto da sconvolgere molti tradizionali schemi dell’economia e della politica locali. Pensiamo, ad esempio, al tema dell’immigrazione, considerata ormai generalmente un fatto necessario, altrimenti “chi ci fa i nostri lavori”. Nella particolare situazione etnica e linguistica della provincia di Bolzano, si stanno intaccando inoltre importanti principi statutari come la proporzionale e l’obbligo del bilinguismo, pur di avere i necessari collaboratori nel Pubblico Impiego, in primis nella sanità.
Nel settore dei servizi, si diffondono orari per il pubblico più contenuti che nel passato. Pare però che il fenomeno non sia passeggero, ma strutturale e che sia invece solo all’inizio. Ci accorgiamo di essere rimasti tutti spiazzati. In fondo, fino a pochi anni fa, chi offriva lavoro poteva scegliere all’interno una lunga lista di candidati; oggi, al contrario, sono certe categorie di lavoratori specializzati che possono, in qualche caso, scegliere il proprio futuro datore di lavoro. La situazione diventa ancora più acuta in prossimità delle stagioni turistiche e dei lavori agricoli. La cosa certa è che questo fattore, condizionerà sempre più il futuro della nostra società, come è certo che il problema “carenza di manodopera”, non si risolve con gli strumenti tradizionali. Ne servono rapidamente di nuovi e adeguati al contesto attuale. A partire dal livello delle retribuzioni che dovrebbe essere contrattato e definito sul territorio in funzione del proprio mercato del lavoro. Una scelta indispensabile questa, anche se difficile da attuare da parte dei rappresentanti dei datori di Lavoro e dei (molto divisi) Sindacati, Un territorio, il nostro, troppo lontano dalle astratte “medie nazionali” sulle quali si basano i contratti nazionali, ma nel contempo troppo vicino ad altre regioni europee, in particolare Baviera e Tirolo, dove molti dei nostri neolaureati e specialisti preferiscono lavorare. A cambiare dovrà essere anche il disinteresse dimostrato in questa fase dai Datori di Lavoro verso il tema delle abitazioni per i lavoratori, in specie quelli disponibili a trasferirsi qui alle loro dipendenze. Il lavoro senza la casa non può esistere. Eppure nel passato i datori di lavoro grandi e piccoli questo concetto lo avevano ben presente: dal primo stabilimento industriale di Bolzano (il Cotonoficio di fine ‘800), via via con la Zuegg di Lana, le industria di Bolzano, gli Enti Pubblici, le Ferrovie, il settore idroelettrico, quello delle costruzioni, essi avevano realizzato abitazioni o foresterie destinati ai dipendenti. Ora non lo fanno più e pensano che a provvedere debba essere il Pubblico, con il risultato che molti candidati rinunciano all’assunzione per mancanza di casa e non tornano. Niente casa, niente collaboratori, niente sviluppo (o mantenimento) dell’economia e dei servizi. Il problema è grave, urgono soluzioni per le retribuzioni e per gli alloggi. Prima che il tempo sia scaduto.
(www.albertostenico.it)
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