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“L’Alto Adige è una provincia diversa e merita un trattamento speciale” rivendichiamo con grinta e spesso con successo noi altoatesini nei confronti di Roma. A volte però, facciamo il contrario e ce ne stiamo quatti, quatti all’ombra di norme statali,
anche se esse non sono adatte alla nostra realtà sociale ed economica. È il caso del lavoro e delle sue regole. Già i Padri dell’Autonomia non avevano inserito granchè nello Statuto: altro per la testa. Dimenticando che non c’è nulla di più “locale” del mercato sel lavoro e della cultura delle relazioni sindacali. Ora si continua su quella strada: il job acts (legge-delega) non ci concede nessuno spazio autonomo locale; nessuno l’ha chiesto al Governo. Le competenze definite nell’accordo di Milano per gli ammortizzatori sociali sono rimaste lettera morta a Bolzano. La sanità integrativa provinciale non decolla; per quanto riguarda contratti e leggi sul lavoro, Bolzano o Pantelleria non fa differenza. E per finire la notizia di oggi: il vicedirettore del nostro Istituto per il Lavoro (IPL/AFI) si è dimesso ed aprirà a Trento presso la locale Agenzia del Lavoro, un nuovo servizio di “Assistenza e facilitazione della contrattazione decentrata e della concertazione”. Dove se non in una provincia a Statuto Speciale? Quella di Trento, appunto. A Bolzano continuiamo a rimanere pigramente “statali”!
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