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I”voucher” per i lavori occasionali, sono sotto processo e rischiano di essere aboliti. Così chiede una parte consistente del movimento sindacale e tutti noi saremo chiamati in breve ad esprimerci su questo tema in un referendum nazionale. I voucher, 10 euro all’ora di cui 7,5 netti al lavoratore e 2,5 versati alle assicurazioni sociali, sono accusati di essere lo strumento per la diffusione di rapporti di lavoro precari e malpagati.
Alla domanda sul come retribuire il lavoro occasionale, i promotori del referendum rispondono che bisognerebbe assumere i lavoratori (contratto a tempo determinato e/o part-time) o avvalersi delle agenzie di lavoro interinale. Queste soluzioni alternative al voucher, hanno però più difetti che pregi: portano al lavoratore all’incirca lo stesso salario netto (ma in più con l’obbligo di dichiararlo fiscalmente, a differenza dei voucher), e inoltre caricano i datori di lavoro (imprese e famiglie) di costi raddoppiati – oltre i 20 euro all’ora – e notevoli adempimenti amministrativi (pratiche di assunzione anche per poche giornate di lavoro, elaborazione buste-paga, pratiche di estinzione del rapporto di lavoro). È facile immaginare lo scenario post-voucher: un massiccio ritorno al lavoro nero da parte dei datori di lavoro (imprese e famiglie) con il non improbabile consenso dei lavoratori occasionali. Molti di loro preferiscono o pretendono “soldi in mano” che non formino reddito per il diritto alle prestazioni sociali. Un capolavoro. “Pezo el tacon del buso”, dicono nel Veneto.
(www.albertostenico.it)
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