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Fare accoglienza vuol dire anche pensare all’integrazione dei nuovi arrivati. I quali, persone giovani con una nuova vita davanti, aspirano ad una propria famiglia, una casa, un lavoro, possibità formative. Certo possono anche farne a meno, ma in questo caso non ci sarà integrazione reale, ma solo marginalità sociale.
Molto meglio per tutti convivere con nuovi concittadini a pieno titolo con relativi ordinari doveri e diritti. Se questa è la strada, bisogna fare la fatica di percorrerla, loro e noi.
Le imprese possono fare molto (già lo fanno..) e sono sicuramente in grado – in Provincia di Bolzano – di assorbire questa nuova forza-lavoro in arrivo. La sfida piú difficile è invece quella delle Istituzioni locali: scuola, servizi socio-assistenziali, edilizia sociale.
Qui si toccano temi molto sensibili per un’Autonomia, costruita dai tre gruppi “storici”, tedesco, italiano e ladino e plasmata sulla loro realtà.
Un’Autonomía piú per insider, che per outsider.
Lo Statuto sarà quindi sottoposto ad una grande prova di stress dovendo dare risposte a circostanze del tutto nuove.
Potrà perpetuarsi un sistema di edilizia sociale che individua nella anzianità di residenza in provincia il massimo fattore di priorità nell’accesso alle agevolazioni?
E saprà la scuola coniugare le problematiche dell’insegnamento nella lingua madre con quelle delle nuove culture in arrivo?
Ci sarà la capacità e la volontà di estendere sollecitamente il diritto di voto amministrativo agli immigrati?
Saprà la Provincia concordare con la Chiesa forme di educazione religiosa scolastica che tengano conto del sempre maggiore pluralismo delle fedi tra le famiglie degli studenti?
Temi urgenti di riflessione, se vogliamo che alla parola Accoglienza, seguano i fatti dell’Integrazione e della responsabilizzazione dei nuovi arrivati.
(www.albertostenico.it)
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