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La regia è stata trasferita da Bolzano a Roma: a decidere sui 47 ettari dell’areale ferroviario di Bolzano sarà RFI, le ex Ferrovie dello Stato, e non più gli Enti Locali, Comune e Provincia. Davanti alla più grande azione urbanistica del dopoguerra, la città non riesce ad essere protagonista del suo futuro. Si accomoda, quasi rassicurata nella sua posizione ancillare, dietro un grande Ente statale, attendendo le sue decisioni. Una città e una provincia come qualsiasi altra nell’Italia dello stivale.
Abbiamo acquisito con lo Statuto di Autonomia il diritto all’autogoverno del territorio, ma in questo caso ci rinunciamo e restituiamo il ruolo di Dominus allo Stato. Così va il mondo, o meglio così sta andando la storia di Bolzano, una città da sempre teatro di confronto e di scontro tra poteri centrali e periferici sul possesso e la destinazione dei suoi (scarsi) terreni. Questa volta Bolzano ha perso senza combattere e senza nascondere un malcelato sollievo per aver delegato ad altri la sua maggiore, ultima ed irripetibile responsabilità urbanistica. Da qui in avanti, si aspetta Roma.
Il ruolo di capoluogo di un territorio così complesso come quello del Sudtirolo, sfuma e si indebolisce. Un capoluogo sempre meno integrato con il resto della provincia, da oggi più eterodiretto e più istituzionalmente legato ai poteri centrali. Un capoluogo più Italiano, nel senso nazionale del termine.
Nel paesaggio culturale e politico locale, sempre più una “Little Italy” isolata in quel contesto che dovrebbe invece rappresentare.
(www.albertostenico.it)
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